mercoledì 30 maggio 2012

Pensa che ti ripensa...

Da quando ho avuto il negativo non riesco a fermare la testa. Ho mille pensieri e paure che non mi lasciano tranquilla. Ho paura che sia andata male per qualche problema non riscontrato dai medici, che ci sia qualcosa che non va di cui nessuno si è accorto, che dovrei fare altri esami ma secondo i medici non è necessario, che andrà male di nuovo, che andrà male sempre.
Purtroppo se non va la prima volta si entra in un vortice da cui è difficile uscire. Penso che se con due embrioni di classe A, un endometrio perfetto, riposo e progesterone a volontà, non hanno attecchito, allora cosa potrà andare meglio la prossima volta?
Intanto abbiamo una nuova data, a settembre dovrei fare il secondo tentativo. Purtroppo non abbiamo congelati quindi mi ribeccherò tutta la stimolazione.
Ma la testa non si ferma. Già sto pensando che se andrà male forse sarà il caso di cambiare centro, così, per vedere se altri medici ci dicono qualcosa di diverso...
e se cambiamo dove andiamo?
La soluzione è semplice (si fa per dire): esclusi i centri privati perché soldi non ce ne sono, esclusi quelli pubblici perché tra la prima visita e le liste di attesa passerebbero almeno un anno e mezzo, restano i centri privati convenzionati. Ce ne sono di validi a Firenze, anzi sono gli unici alla nostra portata in termini di chilometri per raggiungerli, anche se comunque si tratterebbe di pernottare fuori. Oppure potrei intanto fare un colloquio in un altro ospedale pubblico e mettermi in lista. Non lo so. Ho talmente tanti pensieri in testa che a volte credo mi scoppierà.
Ieri mentre chiedevo consigli a Nina sul centro fiorentino mi sono resa conto che forse sto correndo troppo, che forse ho bisogno di un attimo per respirare (a volte mi rendo conto che non respiro o meglio che respiro male per quanto sono tesa), forse è il caso di riposare un po'. Forse dobbiamo prenderci l'estate solo per noi, per riprenderci, forse...se ci riuscirò, se riuscirò a fermare la testa.

venerdì 25 maggio 2012

orto sul balcone!

A proposito del post precedente, un modo che ho trovato per darmi la spinta sull'altalena e per godermi la bellezza di questa stagione è stato piantare nei vasi sul mio terrazzo un po' di piantine!
Però stavolta invece dei fiori ho voluto provare con: basilico, prezzemolo, pomodorini, peperoncino di cayenna,  rucola. Non vedo l'ora di vedere crescere le piantine e magari preparare una cena con gli ingredienti visti crescere piano piano sul mio terrazzo grazie alle mie amorevoli cure (sempre che sopravvivano al mio gatto che già sta gradendo molto la rucola e il prezzemolo nonostante abbia un bel vaso solo per lui di erba gatta!)



martedì 22 maggio 2012

l'altalena

Ho bisogno di rifugiarmi nel mio angolino. Vorrei poter sempre scrivere qualcosa di bello, qualcosa di positivo. Spesso quando sono giù, e purtroppo in questo periodo capita spesso, evito di aprire un post. Non so, mi dispiace "sporcare" questo mio rifugio. Ma come faccio a tenermi tutto dentro? Ho aperto o no un blog anche per tirare fuori tutto che se no mi viene il mal di testa e mi mangio le unghie?
Ieri avevo lasciato un po' di speranza nelle ultime cose che avevo scritto.
Stamattina sono di nuovo a terra. Sono su un'altalena...vado su e dopo un attimo giù. E, come nel gioco da bambina, per andare su ci vuole una bella spinta, in questo caso data da me medesima con molta fatica.
Mentre per andare giù si fa subito.
Ad esempio è bastato incontrare una ragazza che si è sposata una settimana prima di me con un bel pancino evidente. Ho fatto due conti, sarà rimasta incinta dopo due-tre mesi dal matrimonio. Come è giusto e normale che sia. Io, se non contiamo i tre anni di convivenza, sono sposata da 7 mesi. Vabbè questo non c'entra...è solo per dire che tutto il modo si sposa e fa un figlio. Io no.
Non lo so perché faccio così, io sorrido ai bimbi ma le donne col pancione le rifuggo come la peste. Sarà invidia? o sarà che mi mettono davanti agli occhi il mio problema, il mio fallimento? Non è che penso perché loro sì, io penso perché a me no! Perché a me è toccato questo? Perché?
Questi incontri mi lasciano un peso sul cuore. Le domande della gente me lo stritolano. "Quando fai un figlio?" "Novità?". Uscirò mai da questa spirale di dolore e tristezza?


lunedì 21 maggio 2012

canta che ti passa

Sono giorni molto intensi, avvenimenti vari che riempiono la testa di pensieri. Quando mi sento una sfigata, mi sento infelice e poi mi sento in colpa perché alla fine sono fortunata e intorno a me succedono cose molto più gravi.
Ho passato giorni a fare l'elenco mentale di tutto quello che va male, a dirmi che sono stufa di essere la pecora nera. Io sempre diversa. Io che alle elementari stavo di banco vicino a un maschio, unica della classe. Io che alle superiori non mi sono mai vestita firmata,che ero amica di tutti, del gruppo dei fighi e del gruppo degli "altri". Io che finite le scuole mentre tutti si mettevano d'accordo per andare via insieme, ho seguito le mie aspirazioni e sono partita, da sola (e solo io so quanto avevo paura e quanto ho pianto), per un'altra città, lontana da tutti. Io che quando incontro il mio futuro marito mi trasferisco da lui, viviamo insieme perché i miei hanno sempre avuto una mentalità aperta e non mi hanno mai detto niente mentre le mie amiche dovevano lottare pure per andare a mangiarci una pizza col loro ragazzo. Io che mi trovo un bel fidanzato più giovane di me, mentre le amiche guardano solo quelli più grandi. Noi che andiamo subito a vivere insieme appena finiti gli studi e trovato un lavoretto, in un appartamento di 45 m2  dove viviamo ancora oggi, mentre tutti si sposavano e andavano a vivere nella casa grande e bella e arredata alla perfezione. E vi assicuro che nel piccolo paese dove abito la convivenza è guardata male. Noi con i lavori precari, sempre a fare i conti con le entrate, mentre gli altri lavorano e si comprano la macchina nuova. Noi che dopo tre anni decidiamo di sposarci in comune e giù ancora parole perché qui o ti sposi in chiesa o se no che matrimonio è.

Noi che decidiamo di avere un figlio e ci ritroviamo catapultati in una realtà che credevo lontana, sconosciuta. Intorno a me pance che spuntano come funghi.

Beh, sapete che vi dico? Io sono stufa di dover fare sempre tutto diverso dagli "altri", dalla "normalità".
Vorrei più di ogni altra cosa essere normale. Passi per la casa, il lavoro e il resto ma almeno per un figlio non potevo seguire una strada normale?

Questi i pensieri che mi si agitano in testa in questi giorni.
Poi mercoledì sono tornata a cantare. Canto in un coro. Avevo un po' d'ansia perché ero mancata per un periodo (quello in cui ero impegnata con l'icsi) e avevo paura che qualcuno facesse qualche innocua domanda e io mi ritrovassi a piangere davanti a tutti. Ed effettivamente a volte mi sono trattenuta. Però ho cantato. Ho riso, ho chiacchierato.
Ho pensato a quanto amo mio marito, a quanto siamo felici insieme, a tutto quello che abbiamo fatto insieme. E anche se in questo momento non posso dire di essere completamente felice della mia vita, perché le difficoltà lavorative e economiche ci sono, perché voglio un figlio e non so quante e quali difficoltà dovrò ancora superare per averlo, ho pensato che ho accanto in questo percorso mio marito, la mia famiglia, gli amici. Camminerò con loro accanto, farò la mia strada insieme a loro.
Come c'è scritto nel mio profilo: "caminante no hay camino, se hace camino al andar". Viandante non c'è un cammino, la strada si fa con l'andare. (A. Machado)

martedì 15 maggio 2012

Tristezza e accettazione

Ancora ogni tanto, così, all'improvviso, mi si riempiono gli occhi di lacrime.
Ancora a volte mi fisso con lo sguardo e la mente vola...fino a che qualcuno non mi riporta in me.
Ancora il mio cuore è colmo di tristezza.
Ancora l'unica consolazione che ho è tra le braccia di mio marito, lui è la mia roccia, il faro nella tempesta, la mia luce nella notte. Solo fra le sue forti braccia mi sento capita e al sicuro.
Ma sto un pochino meglio. Cerco con tutte le mie forze di tirarmi su, di uscire dal guscio in cui invece vorrei rinchiudermi.

Cammino tra pance, bambini, annunci di gravidanze. Per gli altri la vita è così, si desidera un figlio e si fa, ci si sposa e dopo qualche mese si dà la bella notizia. Per me è diverso e lo sarà per sempre. Questo stupido pensiero è un tarlo nel mio cervello, per me sarà per sempre così. Non mi alzerò un giorno e mi ritroverò "normale" o ci ritroveremo coppia "normalmente fertile". Per noi, per sempre, desiderare e volere un figlio sarà questo. Medici, analisi, viaggi in su e giù dall'ospedale, pickup, transfer, ansie e delusioni.
Andrà bene forse un giorno. Avrò un figlio, lo avrò perché non mi arrendo ma comunque sarà sempre così.
Saremo per sempre una coppia infertile.
Non lo so se potrò mai accettare questa cosa. Ho fatto passi da gigante da quando il primo medico ci propose la iui. Sono arrivata fino a qui e l'ho fatto con le mie forze e di questo ne sono orgogliosa ma accettarlo come parte della mia vita non so se sarà mai possibile.

lunedì 14 maggio 2012

le (dis)avventure di noi due

Ieri festa della mamma decidiamo di andare a fare una piccola gita nei dintorni, così per non pensare. Le nostre mamme non c'erano neanche quindi niente da festeggiare. Anzi io la mia l'ho festeggiata l'8 maggio, giorno prima delle beta, proprio perché se fossero state negative sapevo che non sarei stata dell'umore per questa festa e poi ricordo che un tempo, quando facevo le elementari, la festa della mamma era proprio l'8 maggio, o sbaglio?
Da tempo volevamo tornare a Norcia che (teoricamente) è vicina a noi ma abbastanza lontana per cambiare paesaggio. Noi abitiamo al mare e avevamo voglia di montagna.
Ci svegliamo di buon ora, colazione e si parte! Prima tappa il rifornimento di metano. Appena abbiamo fatto, mio marito gira la chiave nel cruscotto e niente. Morta. Così, senza preavviso. Riusciamo a riaccenderla grazie all'aiuto del ragazzo del distributore che coi cavi riavvia la batteria. Allora torniamo indietro dicendo parolacce anche perché la macchina è praticamente nuova e come cavolo è che la batteria è già andata!
Travasiamo i bagagli (cd vari, giacche a vento e ombrello che portiamo viste le previsioni pessime, navigatore e atlante stradale manco dovessimo andare in posti sperduti) nella mia misera pandina che però non ti tradisce mai!
Ripartiamo e il mio caro malfidato maritino che non si fida della mia lettura dell'atlante stradale, segue le indicazioni del navigatore che invece di un semplice percorso che in un'ora o poco più ci avrebbe fatto arrivare a destinazione sceglie un percorso inerpicato sulle montagne umbre, molto più lungo ma soprattutto completamente immerso nella nebbia. Mai vista tanta nebbia in vita mia! Eravamo circondati dal bianco, non si vedeva a un metro e siamo andati avanti su quelle stradine minuscole, bordate da strapiombi di cui non si vedeva la fine (perché appunto era tutto bianco), a circa 3 km orari, con mio marito che continuava con le parolacce e io che maledicevo il navigatore minacciandolo di farlo in mille pezzi appena fossimo arrivati sani e salvi da qualche parte (ormai non ero sicura che stessimo andando verso la nostra destinazione).
Dopo due ore e mezza di viaggio siamo arrivati a Norcia che è davvero carinissima, ormai era ora di pranzo quindi siamo andati in un locale consigliato su tripadvisor che di solito ci indovina sempre. Di solito. Non ieri.
Insomma ci siamo alzati più nervosi di quando siamo arrivati. Siamo ripartiti subito perché a me stavano tornando. Fortunatamente, avendo spento il navigatore, per tornare abbiamo scelto la strada migliore e in un'ora e dieci eravamo a casa. Ho fatto appena in tempo a rimettere piede in casa che mi sono iniziati i dolori. Mai stata così male. Sarà stato l'effetto psicologico, sarà stato il nervoso della giornata ma ho passato il pomeriggio piegata in due sul divano con mio marito che diceva "la macchina rotta stamattina era un segno, ce ne dovevamo stare qui".

Morale della storia: voglio tornare a Norcia per la strada giusta, in un giorno di sole, possibilmente senza ciclo e un po' più serena e voglio mangiare in un locale che mi ispira senza l'aiuto di internet!

giovedì 10 maggio 2012

il giorno dopo

il giorno dopo è peggio. Stamattina come ho aperto gli occhi ho pensato che le cozzette non erano con me e ho pianto. Ho pianto tra le braccia di mio marito e lui ha pianto con me perchè mi ha detto "era bello svegliarsi la mattina e sapere che c'erano". E' a prima volta che lo vedo piangere in 9 anni che stiamo insieme. Ieri ci siamo presi un pomeriggio libero tutti e due e siamo stati insieme, soli, a elaborare la cosa. Oggi invece si tornava al lavoro. Mi scoppia la testa perchè per tutto il giorno ho dovuto comprimere il tumulto dentro di me in una faccia di circostanza, sorridente quando mi ricordavo di sorridere. Ho dovuto fronteggiare l'immancabile "quando fai un figlio" (ho fatto finta di non sentire), il solito racconto dell'amica di un'amica di un'amica che ci ha messo 7 anni a fare un figlio (e questo dovrebbe consolarmi?), il "tirati sù", il "fai domanda di adozione", il "non prendere più tutte quelle medicine, vedrai che piano piano arriva da solo", il "sei giovane".
Dentro di me ho pianto tutto il giorno, fuori sorridevo, parlavo, "come stai?" "bene".

E' un dolore sordo, diffuso, il cuore è pesante nel petto e a volte vorrei strapparlo via.
E pensare che il mio corpo non è stato capace di accogliere quei due puntini di speranza mi tormenta. E il riprendere la vita normale mi trafigge ogni volta il cuore. Le buche in strada da non evitare più, riprendre a fare le scale, il gesto che era diventato automatico di proteggermi la pancia da un eventuale urto, sollevare un peso, bere una birra, bere il caffè, tutto, ogni singola piccola cosa, a ricordarmi che è andata male. Ogni volta una piccola incrinatura al mio cuore.
"Ogni gesto normale ripristinato nella sua quotidianità dopo la parentesi dell'attesa sarebbe stato vissuto come un piccolo dolore sofferto al posto di un dolore più grande: salire le scale in fretta, bere il caffè,  comprare gli assorbenti. Prendere antidolorifici. Tutti i piccoli gesti  avrebbero fatto un po' male la prima volta" (La generazione, S. Lenzi).

mercoledì 9 maggio 2012

è andata male

non ho altro modo per dirlo.
Solo tre parole che racchiudono dolore, delusione, rabbia. Tanta rabbia.
Dentro di me un vortice di parole, di emozioni che non riesco a tirare fuori se non con le lacrime. Ho pianto tra le braccia di mio marito. Ho pianto abbracciando il mio micione.
So già che non mi arrenderò, anche se fa tanto male.
Anche se al pensiero di dover riaffrontare tutto questo mi sento tanto tanto stanca. Ma ora avremo anche qualche mese per riposare e per stare noi due. Noi due soli.
Da domani il primo che incontro che mi dice "sei incinta?" o "quando fai un bambino" giuro che gli rispondo male. Stamattina le ultime due. Tutta questa pressione non va bene.

La cosa più brutta è che ora dovrò affrontare anche fisicamente il distacco da tutta la speranza e la fiducia delle ultime due settimane, degli ultimi mesi anzi. Perché a noi donne è dato anche questo dolore, vedere col rosso del sangue scivolare fuori di te tutto quello che desideravi da anni, tutti i tuoi desideri, i tuoi sogni, le tue speranze.
So che sopravviverò, so che ripartirò. Ora mi riposo.



domenica 6 maggio 2012

- 3

Meno tre giorni al verdetto. ansia ansia ansia!
Non riesco ad immaginare come starò mercoledì. Cerco di ripassare in mente come si svolgerà la giornata: al mattino andrò a fare le analisi col maritino poi magari colazione al bar. Poi nel pomeriggio per ritirare i risultati:
1° finale: POSITIVO , credo che mi inizierà a battere il cuore all'impazzata, chiamerò subito mio marito al lavoro e non so se riuscirò a proferire parola e poi non lo so...credo che inizierò a camminare a tre metri da terra.
2° finale: negativo (oddio mi sento male solo a scriverlo), non lo so, forse resterò impietrita, forse piangerò...forse non voglio neanche immaginarlo. basta.

I sintomi sono indecifrabili nel senso che ne ho circa due milioni che vanno e vengono: crampetti, dolorini mestruali, fitte all'ovaia destra, leggero mal di testa, tette enormi e dure (bé se enormi è il termine esatto per una seconda scarsa che ora è una seconda piena), olfatto sviluppato. E fin qui potrebbero essere positivi magari. Però c'è anche la voglia di cioccolata sintomo inequivocabile del ritorno del ciclo...mamma mia che ansia!
Praticamente la mia mente è sempre lì, hai voglia a distrarti!
Vorrei sapere cosa succede lì dentro, so che già le cozzette o si sono attaccate o no. Ormai siamo all'11 pt quindi le jeux sont fait (si scrive così?)!
Cozzette mie ci siete?

La cosa che più temo è nell'eventuale negativo (tiè, tiè - scongiuri vari): lo sguardo di mio marito, doverlo dire ai miei genitori, doverlo dire ai miei suoceri, le loro frasi di consolazione tipo: vabbè ci puoi riprovare (non credo che lo sopporterei).

mercoledì 2 maggio 2012

Arcobaleno

Ieri dopo un gran temporale è apparso nel cielo un arcobaleno grandissimo e bellissimo. Mi sono incantata a guardarlo. Naturalmente pensavo alle mie due cozzette, chissà che sta succedendo lì dentro, avranno fatto le brave cozzette e si staranno attaccando forte forte? Pensavo a loro perché nonostante tutte le brutture di questo mondo la natura continua  a fare il suo corso e a creare dal nulla, da una pioggia e dal sole che torna a spuntare dalle nuvole nere, questa cosa meravigliosa. Allora forse anche nella mia vita dopo anni di delusioni potrà finalmente apparire una sorpresa meravigliosa...